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Ex centrale di Civitavecchia, è sicuro soltanto lo stop. Ora preoccupa il silenzio di Enel sulla riconversione – Extra – Mercoledì 14 agosto 2024

Sulla carta, quando venne presentato ormai alcuni anni addietro, aveva tutti i requisiti per essere un ambizioso quanto eccellente piano di riconversione industriale per un’area strategica del territorio laziale. Ora, invece, è una delle più grandi incognite per il futuro del Lazio anche perchè da parecchi mesi ogni discorso sembra essersi arenato nonostante le istituzioni locali abbiano già convocato vari tavoli ministeriali.

A che punto è arrivato il progetto di decarbonizzazione dell’area di Civitavecchia, che prevedeva la creazione di un moderno distretto energetico sostenibile nella zona? La domanda aleggià ormai da mesi e ce l’eravamo posta, qui ad Extra, lo scorso novembre quando Enel, la società energetica proprietaria degli impianti, aveva deciso di sospendere la riconversione della centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord dopo che già nel 2022 l’azienda aveva dichiarato che l’impianto a carbone non sarebbe stato convertito a gas e il Ministero della Transizione Ecologica aveva quindi chiuso il procedimento per l’autorizzazione.

Dopo l’annuncio dello stop alla riconversione, sul futuro della centrale è calata una cappa di incertezza: un limbo indefinito che preoccupa non solo i dipendenti, che ovviamente sperano in un ricollocamento professionale magari proprio nell’ambito delle aziende interessate dall’eventuale smantellamento degli impianti, ma anche l’intero comprensorio di Civitavecchia, che inizialmente doveva essere parte integrante del progetto di decarbonizzazione, con la trasformazione del porto e la creazione di una piattaforma eolica offshore in un progetto di vaste dimensioni che avrebbe coinvolto anche le piccole e medie imprese locali. Per non parlare, poi, delle ricadute ambientali: un rapporto di Greenpeace, redatto nel 2013, aveva classificato l’impianto al secondo posto in Italia per emissioni di CO2, mentre nel 2018 la centrale risultava al primo posto in Europa per emissioni secondo il sistema ETS dell’UE. La struttura espelle i gas combusti attraverso una ciminiera multiflusso alta 250 metri, progettata per disperdere gli inquinanti su una vasta area.

L’incertezza ovviamente logora anche la politica, che su un positivo percorso di transizione per l’ex centrale di Civitavecchia si gioca una buona dose di credibilità. Ecco perché in questo periodo anche gli enti locali stanno facendo pressing: durante un’audizione tenutasi presso la commissione Sviluppo economico e attività produttive, pochi giorni fa, è emersa una forte preoccupazione riguardo alla chiusura definitiva della Centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia. I consiglieri regionali, i sindacati e l’assessore allo Sviluppo Piero Alessi hanno espresso timori per le ripercussioni sull’occupazione e sull’economia locale, nonostante le rassicurazioni di Enel. La vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli, ha richiesto una valutazione dettagliata delle implicazioni per l’occupazione e l’indotto, per facilitare la ricollocazione dei lavoratori e la riconversione delle attività.

Durante l’audizione, Emanuela Mari di Fratelli d’Italia ha sottolineato la necessità di chiarire le intenzioni future di Enel a Civitavecchia. Amedeo Teti, coordinatore della Task force su Civitavecchia, ha fatto un parallelo con la situazione di Brindisi, che ha avuto un esito positivo grazie a un finanziamento governativo per progetti di riconversione. Cristiana Di Torrice, rappresentante di Enel, ha confermato la volontà dell’azienda di collaborare nel processo di transizione energetica del sito, mantenendo un dialogo aperto con le istituzioni e le aziende coinvolte.

I rappresentanti sindacali hanno sollevato ulteriori preoccupazioni chiedendo maggiori garanzie per i lavoratori, inclusi quelli dell’indotto, e sollecitando un ruolo più attivo delle istituzioni pubbliche nei progetti industriali futuri. Anche l’assessore comunale Piero Alessi ha manifestato apprensione, sottolineando l’urgenza di ricevere chiarimenti sul piano di dismissione della centrale, specialmente riguardo alla bonifica delle aree e all’utilizzo delle infrastrutture dismesse.

Infine, vari esponenti del mondo imprenditoriale e istituzionale, tra cui Cristiano Dionisi di Unindustria Civitavecchia e altri rappresentanti locali, hanno ribadito l’importanza di salvaguardare i livelli occupazionali, la sostenibilità ambientale e la vocazione industriale del sito.

Insomma, il futuro di questo lembo di Lazio è appeso al futuro di un’area che di sicuro non avrà futuro, e la cui proprietà al momento sembra voler dare solo generiche rassicurazioni. Ma cosa accadrà? In questa puntata di Extra, il programma di approfondimento giornalistico condotto da Claudio Micalizio su Radio Roma News, facciamo il punto sulla vicenda insieme a Paolo Sacchetti, responsabile di FederLazio Civitavecchia, una delle associazioni più attive nel dibattito sul futuro dell’ex area industriale.

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