La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato l’intenzione di modificare la legge Bossi-Fini e il decreto flussi, provvedimenti che da oltre 20 anni regolano le politiche migratorie in Italia e che erano considerate quasi intoccabili vista l’autorevolezza dei due firmatari e il forte valore politico delle misure.
La norma, fortemete voluta da Umberto Bossi e da Gianfranco Fini, è stata criticata dal capo del governo di centrodestra per le sue misure restrittive sull’immigrazione, come la necessità di un contratto di lavoro per ottenere il permesso di soggiorno.
In conferenza stampa Meloni ha anche lanciato l’allarme: secondo i dati raccolti dal Viminale solo una minima parte di chi entra nel nostro paese sfruttando i flussi regolari riservati a chi dovrebbe trovare un lavoro, risulta poi regolarmente contrattualizzato. E così il presidente del consiglio ha presentato una denuncia alla Procura antimafia riguardo alle infiltrazioni criminali nei flussi migratori e ha chiesto di discutere la questione al prossimo Consiglio europeo, puntando a riportare il tema dell’immigrazione al centro del dibattito proprio poche ore prima delle elezioni europee.
A dire il vero le associazioni che operano nel settore della gestione delle politiche migratorie si erano convinte da anni che quel provvedimento non fosse adatto. Ong come Action Aid denunciano da anni i problemi della Bossi-Fini ma senza successo. La legge, introdotta nel 2002, ha sostituito la Turco-Napolitano e prevede il rilevamento delle impronte digitali e l’espulsione immediata degli irregolari, oltre a sanzioni per i falsi matrimoni e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il respingimento in mare è una delle misure più controverse, criticata per la violazione dei diritti dei richiedenti asilo.
I decreti flussi, invece, stabiliscono annualmente le quote massime di cittadini non comunitari ammessi per lavoro. Meloni ha proposto di tornare alla versione originaria della Bossi-Fini, permettendo l’ingresso in Italia solo a chi ha già un contratto di lavoro, sostenendo che molti immigrati non stipulano contratti una volta ottenuto il visto. Inoltre, ha accusato che i flussi regolari sono usati come canale per l’immigrazione irregolare, specialmente in Campania e Puglia.
In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio affronta gli aspetti più controversi della discussa legge del 2002 con l’avvocato Alberto Guariso, docente esperto in diritto antidiscriminatorio presso il dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Brescia e membro di Asgi, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.