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Educazione sessuale e disforia di genere (Con Silvia Pini, 6/05/2024)

 

Genere, gender ed educazione sessuale sembrano un chiodo fisso della UE e non solo.

Torniamo a parlare di questo argomento dopo le precedenti puntate che trovate, per esempio, qui e qui.

In UK: «Il sesso è un fatto biologico». Continua a crollare l’ideologia gender, non solo in Gran Bretagna, ma la fine di questo incubo distopico è ancora lontana.

Scrive Pro Vita e Famiglia: Dopo lo scandalo e la chiusura della Tavistock e il successivo divieto della prescrizione dei farmaci che bloccano la pubertà ai giovani disforici sotto i 18 anni poi dall’Inghilterra sia arrivata un’altra decisione che gli stessi media britannici hanno definito «storica». Il servizio sanitario britannico (NHS) ha inserito nelle sue nuove linee guida un concetto semplicissimo quanto logico cioè che – salvo rarissime eccezioni – si nasce maschi o femmine.

Una retromarcia infatti non più tardi di tre anni fa le linee guida NHS avevano stabilito che un paziente trans dovesse essere indirizzato in reparti single-sex, intendendo tuttavia per sex «quello nel quale ci si identifica». Ora, invece, si chiarisce che quando si dice «sex» si intende «biological sex».

In altre parole il sistema di “cura” per minori con disforia di genere è fallace e scientificamente inconsistente “un protocollo che palesemente non stava in piedi e contravveniva clamorosamente all’ippocratico “primum non nocere””. Scrive sul Foglio Marina Terragni.

Se non fosse per tutto quello che sono riusciti a mettere in piedi per sostenere la teoria gender e il folle modello affermativo, sembrerebbe una cosa incredibile, tutti sappiamo che il sesso è un fatto biologico, non a caso lo Spectator (storico quotidiano britannico) ha commentato: «Il servizio sanitario nazionale ha finalmente capito il senso del sesso biologico».

Con l’Avv. Silvia Pini che da anni si occupa di bambini sottratti alle famiglie naturali, pedofilia, traffico di organi e ideologia gender affrontiamo la disforia di genere, che fino a qualche anno fa era un fatto assai raro, ma con l’avvento delle politiche pro Lgbt e pro gender introdotte anche a scuola, c’è stata una vera e propria esplosione e la nascita di cliniche per il cambio di sesso.

La disforia di genere

Ci domandiamo quando la disforia è reale e quando invece frutto di condizionamenti esterni?

Un recentissimo studio “Sviluppo dell’insoddisfazione di genere durante l’adolescenza e la prima età adultadimostra che la disforia di genere che appare in età adolescenziale tende a scomparire con l’età adulta nella stragrande maggioranza dei casi, questo il riassunto dello studio:

L’adolescenza è un periodo importante per lo sviluppo dell’identità di genere. Abbiamo studiato lo sviluppo dell’insoddisfazione di genere, cioè l’infelicità di appartenere al genere allineato al proprio sesso, dalla prima adolescenza alla giovane età adulta, e la sua associazione con il concetto di sé, problemi comportamentali ed emotivi e l’orientamento sessuale degli adulti. I partecipanti erano 2772 adolescenti (53% maschi) provenienti dalla popolazione e dalla coorte clinica del Tracking Adolescents’ Individual Lives Survey. Sono stati inclusi i dati di sei ondate (età 11-26). L’insoddisfazione di genere è stata valutata con l’item “Desidero essere del sesso opposto” dal Self-Report di giovani e adulti in tutte e sei le fasi. I problemi comportamentali ed emotivi sono stati misurati mediante i punteggi totali di queste scale in tutte e sei le onde. Il concetto di sé è stato valutato all’età di 11 anni utilizzando le sottoscale dell’autostima globale e dell’aspetto fisico del profilo di auto percezione per i bambini. L’orientamento sessuale è stato valutato all’età di 22 anni mediante autovalutazione. Nella prima adolescenza, l’11% dei partecipanti ha riferito di non essere soddisfatto di genere. La prevalenza diminuiva con l’età ed era del 4% all’ultimo follow-up (intorno ai 26 anni). Sono state identificate tre traiettorie di sviluppo dell’insoddisfazione di genere: nessuna insoddisfazione di genere (78%), diminuzione dell’insoddisfazione di genere (19%) e aumento dell’insoddisfazione di genere (2%). Gli individui con una crescente insoddisfazione di genere erano più spesso donne e sia la traiettoria crescente che quella decrescente erano associate a una minore autostima globale, a maggiori problemi comportamentali ed emotivi e a un orientamento sessuale non eterosessuale. L’insoddisfazione di genere, pur essendo relativamente comune durante la prima adolescenza, in generale diminuisce con l’età e sembra essere associata a un peggioramento del concetto di sé e della salute mentale durante tutto lo sviluppo. (l’articolo prosegue dopo l’immagine)

Mondo Lgbt e disforia di genere
Mondo Lgbt e disforia di genere

Quindi è evidente che indurre un adolescente a sottoporsi ad operazioni mutilanti e di fatto irreversibili perché affetto da disforia di genere, potrebbe rivelarsi una scelta sbagliata nella maggior parte dei casi. Infatti le richieste di operazioni di destransizione sono molto frequenti, questo senza contare gli effetti collaterali e i rischi dei così detti farmaci bloccanti della pubertà.

Che senso ha allora proseguire con l’educazione gender o la carriera alias nelle nostre scuole? Perché l’OMS si preoccupa dell’educazione sessuale dei bimbi prevedendo di parlare di masturbazione ai bimbi di solo 4 anni?

In Italia è scoppiato il caso Careggi, mentre la chat dei medici della WPATH la World Professional Association for Transgender Health (Associazione professionale mondiale per la salute dei transgender) riportate da “La Verità” sono letteralmente agghiaccianti.

Basti pensare che di fronte ad una povera persona di 17 anni amaramente pentita della transizione di genere da femmina a maschio (cosa che conferma lo studio appena citato) che vuole fare la detransizione e che si dice scioccato e arrabbiato perché si sente come se qualcuno gli avesse fatto il lavaggio del cervello, nonché infastidito dei cambiamenti permanenti del suo corpo, c’è chi risponde che è sbagliato usare il detransizione è sbagliato, perché si tratta di una svolta nel suo viaggio di genere! Oppure che la responsabilità della decisione è dei pazienti.

Quindi in questa follia medici e psicologi non avrebbero responsabilità? Il sesso è un fatto biologico se ne facciano una ragione.

 

 

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