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Il pressing di Speranza e Magrini sui pm: “Non sequestrate i vaccini”

Roberto Speranza non andrà a processo per la gestione della campagna vaccinale. Come è noto, il tribunale dei ministri ha archiviato la posizione dell’ex titolare del dicastero della Salute, tuttavia sono tanti i dubbi che emergono dalle carte del procedimento.

All’indomani della morte di Stefano Paternò, il militare della Marina deceduto il 9 marzo 2021 (dodici ore dopo la somministrazione del preparato Astrazeneca), il pubblico ministero della procura di Siracusa, Gaetano Bono decise di bloccare il lotto di vaccino sotto indagine.

Come ha messo in luce l’inchiesta della trasmissione “Fuori dal Coro”, poche ore dopo quel sequestro, l’11 marzo 2021, a notte inoltrata, l’allora direttore generale di AIFA, Nicola Magrini scrisse una mail al pm chiedendogli di sospendere il sequestro del lotto incriminato. Magrini nella mail metteva in copia l’indirizzo dell’allora ministro Speranza e nel testo precisava di avanzare quella richiesta dopo aver avuto un colloquio preliminare con il ministro stesso. La motivazione di quella insolita richiesta? “Acquisire nelle prossime ore ulteriori informazioni al fine di definire meglio il nesso causale”, così si legge nella mail di Magrini, svelata da Fuori dal Coro.
Come è noto, non bastano poche ore per definire il nesso causale tra la somministrazione di un farmaco e un decesso, ma occorre un procedimento lungo e complesso. Nonostante questa evidenza, l’ex direttore generale di Aifa dave questa spiegazione al pm per giustificare la richiesta di non bloccare il lotto.

Nonostante un militare fosse da poco deceduto a seguito della somministrazione del vaccino e il sospetto, più che fondato, della pericolosità di quel lotto, per l’ex direttore generale di Aifa e per l’ex ministro della Salute era preferibile continuare a somministrare quel lotto alla popolazione e non perderlo nella campagna di vaccinazione.
Come riportato dal quotidiano La Verità, Speranza ha dichiarato ai giudici del tribunale dei ministri di aver valutato, insieme all’allora direttore generale di Aifa, come “utile l’interlocuzione con i magistrati della procura di Siracusa”.

Secondo gli avvocati dei comitati e delle associazioni che hanno denunciato Speranza e Magrini questa sarebbe un’illecita interferenza nel lavoro della Procura.

Il dubbio se lo sono posti anche i magistrati giudicanti del tribunale dei ministri. Nell’articolo pubblicato su La Verità si legge che i giudici del tribunale dei Ministri, archiviando la posizione di Speranza, hanno osservato che la condotta dell’ex ministro e dell’ex direttore di Aifa potrebbe essere ricondotta al reato di istigazione a commettere un’omissione di atti d’ufficio, tuttavia questo reato non si sarebbe configurato perché il pm di Siracusa ha comunque provveduto al sequestro del lotto, nonostante le pressioni subite via mail

Al di là delle vicende giudiziarie, il dato politico è che l’allora ministro della Salute conosceva gli effetti avversi, in alcuni casi anche letali, dei preparati anti Covid e ha deciso di tirar dritto per la strada intrapresa. La campagna vaccinale non doveva essere in alcun modo ostacolata. I danneggiati da vaccino e i parenti delle vittime del protocollo tachipirina e vigile attesa, che protestano alle presentazioni pubbliche del libro di Speranza, chiedono spiegazioni, ma restano inascoltati e spesso a loro è anche impedito l’accesso alle conferenze in giro per l’Italia dell’ex ministro.

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