Nessuna correlazione, nessuna considerazione, sembrerebbe questo il motto beffardo che si ostina ad accompagnare i tanti nostri concittadini che hanno patito reazioni avverse più o meno gravi in seguito ad una o più inoculazioni con i farmaci sperimentali, che evidentemente non potevano essere sicuri e nemmeno efficaci come ci avevano garantito e come qualcuno continua ancora a garantire.
Ne parliamo con Andrea Sillo, uno dei danneggiati di “Persone in cammino” regione Veneto e con la sua compagna e coordinatrice del gruppo Paola Delle Rive, con Stefano Puzzer, fondatore del Comitato “La gente come noi non molla mai” e con Andrea Caldart, editore Quotidiano Web.
La raccolta fondi dei danneggiati del Veneto
In particolare Andrea Sillo racconta i problemi e le difficoltà che incontrano i danneggiati di “Persone in cammino” regione Veneto, che avevo intervistato nei mesi scorsi.
Radio Roma Network ha anche realizzato lo spot, che è stato offerto da “Amici per l’Italia” e che è andato in onda fino all’8 dicembre. Purtroppo la raccolta fondi non sta andando bene quindi Andrea Sillo lancia un appello al buon cuore di tutti, per aiutare persone che ne hanno un disperato bisogno.
Invia il tuo aiuto ai danneggiati di “Persone in cammino” Regione Veneto
IBAN IT36G0890488310005000008016
CAUSALE: EVENTI AVVERSI
I danneggiati hanno un disperato bisogno di aiuto, ma purtroppo non sono visti bene da buona parte dei vaccinati, che da un lato li vedono come “no vax “e dall’altro hanno il timore di guardare, forse perché sanno che potrebbe succedere anche a loro, mentre buona parte dei non vaccinati li vedono come persone che avendo accettato l’obbligo, hanno contribuito all’instaurarsi della dittatura sanitaria culminata con il “super green pass”.
In realtà sarebbe l’ora di finirla con le divisioni, certo sarebbe auspicabile che i vaccinati ammettessero i loro errori, si scusassero e tornassero ad abbracciare le persone che magari hanno insultato, escluso o deriso, così come sarebbe auspicabile che i non vaccinati che sono stati brutalmente discriminati e vessati, non discriminassero a loro volta, ma si rendessero disponibili ad accogliere chi ha sbagliato ma ha capito i suoi errori. Ma soprattutto dovremmo tutti abbracciare, aiutare e difendere i danneggiati, dovremmo tutti aiutarli a combattere, perché i loro diritti sono i nostri diritti, perché potrebbero essere i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri compagni, i nostri genitori o nonni, i nostri amici.
Quella di Trieste, insieme alla protesta dei camionisti in Canada è la protesta che ha avuto più eco in tutto il mondo, ha infiammato gli animi e dato speranza. Poi purtroppo la protesta è stata spenta, ma in quei giorni a prendere botte, lacrimogeni e idranti, a rischiare il posto di lavoro c’erano i portuali capitanati da Stefano Puzzer e non la gente che oggi magari li critica.
Il Comitato “La gente come noi non molla mai” è una delle pochissime realtà che danno un aiuto concreto ai danneggiati, Puzzer spiega le iniziative del comitato e si sofferma sulla sofferenza e le difficoltà ma anche sull’indifferenza che circonda queste persone, di fatto ignorate e abbandonate da quello stesso Stato e da quello stesso sistema sanitario, che gli aveva garantito la sicurezza e l’efficacia di questi farmaci.
Sanzioni e licenziamenti dei portuali di Trieste
Stefano Puzzer racconta delle novità circa i portuali licenziati e sanzionati, recentemente il Giudice del lavoro del Tribunale di Trieste ha annullato la sanzione disciplinare comminata ai dipendenti dall’azienda Adriafer per le assenze per sciopero contro l’obbligo della certificazione verde Covid 19. Mentre a luglio il giudice del lavoro ha rigettato il ricorso di Stefano Puzzer contro il licenziamento deciso dall’Agenzia portuale, il magistrato, Paolo Ancona, ha anche condannato Puzzer al pagamento delle spese processuali (oltre 2 mila euro). Puzzer ha presentato ricorso in appello il processo dovrebbe svolgersi a febbraio, si attendono gli esiti.
Tutti a Sanremo?
Andrea Caldart che su Quotidiano Web ha realizzato numerose interviste e che segue con particolare coinvolgimento le vicissitudini di questi “cittadini di serie zeta” che nessuno vuole vedere, oltre a raccontare la sua esperienza lancia un’iniziativa per dare rilievo nazionale al problema: portare i danneggiati a Sanremo, se non dentro il teatro, almeno fuori.