S’indaga sul rogo della notte tra il 7 e l’8 dicembre all‘ospedale di Tivoli che ha portato alla morte di 3 persone e all’evacuazione di 200. Le porte tagliafuoco sono rimaste aperte, i rilevatori di fumo non hanno segnalato anomalie, alcune vie di fuga erano chiuse con lucchetti e catene. E poi c’erano decine di sacchi gialli pieni di residui ospedalieri, tossici e speciali, più numerosi del previsto, lasciati qua e là. Il Procuratore Francesco Menditto, titolare dell’inchiesta sul disastro all’ospedale San Giovanni Evangelista spiega che si sta cercando di ricostruire segmento per segmento quello che è avvenuto a partire dal momento in cui è partito l’incendio: “lo abbiamo individuato con certezza dall’innesco – sottolinea -. Non è banale dire che stiamo indagando a 360 gradi per verificare cosa non ha funzionato. Siamo tornati più volte sulla scena con i Vigili del fuoco e la polizia”. Al momento è stato escluso il dolo. Il Procuratore sottolinea ancora alla stampa: “Non è stata una pregiudiziale da parte nostra, abbiamo preso atto di una serie di convergenze che ci portano a escludere la volontarietà. Soprattutto, questo si può dire, sono le immagini della videosorveglianza a escluderlo”. Nel rogo sono morti Pierina Di Giacomo, Romeo Sanna e Giuseppina Virginia Facca, tre ottantenni ricoverati. Ora si eseguirà l’autopsia: se ne occuperanno un medico legale e un tossicologo per capire che ruolo abbiano avuto i fumi dell’incendio che hanno avvolto in poco tempo tutto l’ospedale rendendo drammatica l’opera di sgombero dei malati. Medico legale e tossicologo lavoreranno in tempi stretti per dare un primo quadro investigativo. La Procura intende assicurare massima rapidità nell’accertamento della verità alle famiglie delle vittime.