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La “tecno vita”: digitalizzazione della conoscenza e distopia digitale (Con Paolo Renati, 30/11/2023)

 

La “tecno vita”, ovvero la digitalizzazione della conoscenza e la distopia digitale. Scienza, tecnica biologia e filosofia, sono alcuni dei temi trattati da Paolo Renati, dottore di ricerca, ingegnere e saggista, nel suo ultimo lavoro. Le ripercussioni di una scienza che si fa scientismo e del pensiero tecnico che opprime l’essere umano, portano alle derive gender, all’utero in affitto e all’affidamento dei bambini a coppie gay, a conseguenze come la “dittatura” pandemica, al pensiero unico sulla guerra, fino al “reato” di negazionismo climatico. Un’umanità sempre meno umana che si avvicina pericolosamente e a grandi passi verso il transumanesimo e l’era dell’intelligenza artificiale, verso un essere umano geneticamente modificato come gli Ogm.

Con questa intervista prosegue la collaborazione con Nexus Edizioni, dopo “La guerra delle Parole” e “Deep State, l’ombra del quarto Reich

Miss Inco-Scienza ancora gravida?
Miss Inco-Scienza ancora gravida? (Nexus edizioni)

Miss inco-scienza ancora gravida?” questo il titolo del libro di Paolo Renati edito da Nexus Edizioni.

Il delirio che stiamo vivendo oggi ha origine nel pensiero tecnico, nel libro si cerca di portare alla luce come il gesto tecnico, che è in tutte le cose che facciamo, stia diventando la traduzione assoluta di quello che dovrebbe essere il pensiero scientifico, che in realtà doveva essere ben altro. La scienza è la ricerca della verità, la tecnica invece la risoluzione dei problemi.

Il gesto tecnico nella nostra vita

Questo gesto tecnico che si declina dall’organizzazione del lavoro con i cartellini per esempio, fino alla progettazione attuazione di OGM e microchip o di qualsiasi cosa si voglia, non può farsi servizio del vivente, con vivente si intende sia l’uomo che il mondo naturale, se non si sviluppa all’interno di una sensibilità che è intrinsecamente analogica che non è riducibile a dimostrazioni matematiche,  una sensibilità che fa sempre sentire che siamo parte di una rete della vita che ci trascendere e di cui in qualche modo siamo ospiti, siamo parte, siamo elemento in relazione. Finché disponiamo della natura, il che vuol dire come sta succedendo disporre dei corpi, ritenere che il vivente sia a disposizione del gesto tecnico, a disposizione del capitale, a disposizione della giurisprudenza, quando queste cose che abbiamo appena elencato sono semplicemente dei costrutti successivi e arbitrari, che non hanno nessun fondamento nell’essere non sono ontologici ma sono ideologici. Se noi non teniamo conto che ci vuole questa sensibilità, in cui ci riconosciamo come indigeni, non che la terra, l’acqua, le creature sono di nostra proprietà e di cui disponiamo, ma che siamo noi all’interno della rete della vita. Se non decliniamo il gesto tecnico con questa sensibilità con questo contegno, che è un sentire che ha un radicamento preciso proprio nella fattualità fisica di che cosa sia la biologia, di cosa sia la vita, di cosa sia la biosfera, se non facciamo questo noi incorriamo in quello che abbiamo già visto da almeno due secoli a questa parte, cioè in un delirio in cui il soggetto della storia non è più l’essere umano o comunque il vivente, ma è la tecnica. E quindi il progresso tecnico diventa un leviatano che cammina all’indietro lasciando davanti a sé, ovvero sui passi che ha già percorso solo macerie. E quindi se noi adottiamo una gestualità in tutti i sensi tecnica, anche nel senso economico, di come educhiamo i ragazzi, di come facciamo medicina, di come ci prendiamo cura di qualunque cosa, se noi non agiamo questo gesto tecnico all’interno di una sensibilità più grande dove ci vediamo umilmente come componenti di un ecosistema, che è un po’ come il grembo di una madre se usciamo da questo grembo siamo morti e anche se lo avveleniamo, noi dispieghiamo solo dei deliri, che non faranno altro prima di tutto di impoverire noi stessi e anche quello che ci circonda, non resterà più traccia di niente.

La vita nell’era della digitalizzazione sociale

A questo si ricollega tutta la tematica della sicurezza, del controllo, della digitalizzazione sociale, la vita è fondata sulla libertà non sulla sicurezza. Come diceva Benjamin Franklin: “chi è pronto a barattare la sua libertà per la sicurezza non merita né una né l’altra”. Quindi bisogna avere il coraggio della vita e il coraggio della vita è anche il coraggio dell’imponderabile del non completamente controllabile. Questo si ricollega a quello che il pensiero scientifico oggi non sa fare, cioè non sa avere a che fare con qualcosa che non sia misurabile, che non si possa definire che non sia ricollegabile alla categoria della descrizione.

Siamo figli di un paradigma scientifico riduzionista, presuppone che la realtà sia fatta di parti spezzate mentre la natura è un sistema corale inframmentabile e la biologia sintetica è anti natura.

Vita digitale
“Tecno vita” digitale

Se non puoi misurare una cosa non puoi capirla, se non puoi capirla non puoi controllarla, se non puoi controllarla non puoi migliorarla. Va bene se devo progettare un ponte. Non va bene se la applichiamo al corpo.

Perché se io dico che quello che esiste è solo quello che misuro, io posso dirti che tutto quello che non è misurabile non ha dignità di esistenza.

Prendiamo un bicchiere di birra se lo bevo ho un’esperienza, se lo analizzo con una lingua elettronica e decodifico tutte le molecole che ci sono in questa birra, non potrò comunque riprodurre l’esperienza del gusto. Eppure è questa la direzione della digitalizzazione, del transumanesimo e dell’intelligenza artificiale.

Ogm, gender e utero in affitto

Ci raccontano che con Ogm e glifosato risolviamo la crisi alimentare, ma invece dovremmo rivedere il nostro modo di fare agricoltura. Un’agricoltura rispettosa degli ecosistemi.

Con la crisi alimentare e climatica giustificano gli OGM, monocolture, Monsanto. Hanno creato il Glifosato e modificato i semi della soia per poterlo assorbire e resistere, così il glifosato ucciderà tutto tranne quella soia che dopo essere stata irrorata di glifosato, finirà sulla nostra tavola. Questo per eliminare ogni altra erba che non serve. Rimediano ai problemi creandone altri. Come sarà il miele di un’ape che succhia da giorni un genoma modificato?

Se gestisco la macchina del consumo e dico che il consumo ha portato alla degenerazione dell’umanità, allora posso dire che è giusto ridurre l’umanità.

L’amore che dà una madre femmina non è lo stesso di quello che dà un “padre” che fa la mamma. L’amore è sempre diverso, io amo mio fratello in modo diverso da mia moglie e anche il loro amore è diverso. L’amore che dà una madre femmina non è uguale a quello che dà un padre maschio.

La scienza sta creando un sacco di problemi l’utero in affitto è un obbrobrio biologico, come l’affidamento di figli a coppie omosessuali. Se il tuo corpo non ti fa rimanere incinta c’è una ragione.

Stanno diseducando i nostri bambini, anche con le mascherine, ma soprattutto con l’ideologia LGBT, vogliono creare un’umanità di disturbati incapaci di provare empatia.

Diventeremo una mandria di autistici: Decideremo se essere etero omo su una questione culturale. Stanno costruendo un modello da imitare. Ti vogliono convincere che più sei debole, più sei strano in modo uniformante, più sei valido. Stanno diseducando tutti i bambini.

Anche con le mascherine. Come faccio a capire un insegnante di cui non vedo il volto? Stanno creando una generazione di disturbati, incapaci di empatia. Così si potrà sancire la morte del prossimo senza sentire nulla. O quella del regno naturale con la percezione che non si perde nulla perché non lo si conosce. Rimuovere l’esperienza del corpo e della natura è la prima cosa a cui stanno lavorando. Dobbiamo imparare dai Nativi americani.

Miss Inco-Scienza ancora gravida?

In un momento di grave emergenza dove informazioni, che celano con­traddizioni ed esaltano credenze, confondono l’opinione pubblica ed agitano la nostra coscienza, Paolo Renati, in questo saggio, ci propone un’attenta analisi e ci invita ad una riflessione su quanto sta acca­dendo nell’attuale mondo “scientifico”: dal campo delle biotecnologie alla bioetica, dalla genetica alla robotica e alla biologia molecolare, per finire a quella parte della medicina dove sembra prevalere la sete di onnipotenza tecnica e la legge di mercato a fronte di un “buon senso” rilevabile nella relazione profonda con il regno della natura.

Renati sostiene che qualora le conseguenze di molte arroganti ge­stualità tecniche, vere e proprie alienazioni deliranti, non vengano de­bitamente valutate e arrestate, c’è il rischio concreto che tali percorsi diventino irreversibili a discapito dell’intera biosfera e dell’uomo stes­so. L’errore di fondo, frutto di un paradigma incapace di premettere l’autentico olismo alla prassi della riduzione, è quello di credere che la realtà sia fatta di “parti” esistibili in sé stesse escludendo la visione relazionale da cui ogni identificabile parte, ente, oggetto, sistema, emerge solo come nodo in una rete di relazioni.

Il saggio propone una revisione rigorosa e innovativa della prassi scientifica e tecnologica, dove la prima domanda da porsi, alla luce delle incontrovertibili scoperte della fisica del 900 è: che cos’è la vita?

Gli studi e le osservazioni scientifiche/epistemologiche per Paolo Re­nati, si sviluppano partendo sempre da una prospettiva che si deve radicare in un profondo rispetto e sentimento della Natura, auspican­do che la Sua contemplazione divenga pilastro del vero Uomo di Scienza.

Paolo Renati

Paolo Renati ha conseguito un Ph.D. in Sistemi Complessi per le Scienze Fisi­che, della Vita e Socio-Economiche presso il Dipartimento di Fisica e Astrono­mia “Ettore Majorana”, Università di Catania. Da circa un decennio si occupa di quanto una “povertà” descrittiva, propria di molti riduzionismi ingenui, affligga le discipline in cui maggiormente è necessaria una sensibilità nuova: la biologia e la medicina in primis, e la stessa filosofia della scienza. Avendo approfondito temi sensibili del paradigma della complessità e della Quantum Field Theory applicata allo studio della materia biologica, ha sviluppato una visione che radi­ca le sofisticate proprietà del vivente (come semantica, memoria, adattamento, percezione, autopoiesi, ecc.) su basi fisiche concrete (come le dinamiche della coerenza e della risonanza). Da qui è possibile riconfigurare profondamente gli scenari di grandi temi come: la salute, la gestione dell’ambiente, il modo di trar­ne nutrimento e risorse, l’umano stare al mondo, la formazione dei giovani ed in primis l’educazione all’ascolto del corpo.

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