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Attenti ai social! I politici li usano per dire bugie e per anestetizzarci – Extra, Lunedì 27 Novembre 2023

C’è chi senza giri di parole le chiama “armi di distrazione di massa” e, in fondo, è davvero così: le polemiche che a grappoli fioriscono ogni giorno nel dibattito politico italiano rischiano di rivelarsi pericolosi diversivi che distolgono l’attenzione dei cittadini da argomenti più seri e magari più scomodi, perchè possono cambiare la percezione dell’efficienza di un governo o mettere in discussione la leadership o semplicemente l’immagine di un governante o di un leader di partito.

Eppure, nella società dell’informazione sempre di corsa e sempre “drogata” da titoli strillati per attirare lettori nelle edicole, acchiappare clic in rete o punti di share in tv, sono proprio i media lo strumento di diffusione di queste querelle che però, con l’evoluzione delle tecnologie digitali, ha trovato nei social la ribalta ideale.

Fateci caso, in Italia ci sono politici che dimostrano la loro esistenza più sui social o nei salotti televisivi che nelle aulee parlarmentari e questo non pone soltanto un problema di assenteismo o produttività: perché quando si rivolgono all’opinione pubblica, lo fanno per comunicare le loro iniziative o il loro pensiero su temi di attualità ma anche, spesso, per fare propaganda se non addirittura vera propria disinformazione con il risultato che, spesso, contribuiscono a dare una visione distorta del nostro paese.

Anche perchè a questo punto entra in gioco il disinteresse tipicamente italiano verso l’informazione e le tematiche più serie e complesse: perché se noi cittadini iniziassimo a prestare più attenzione a quello che i media dicono, spesso di sfuggita e in modo criptico magari tra una polemica politica strillata e un servizio sull’ultimo video di Fedez e della Ferragni, ci accorgeremmo che le cose vanno diversamente da come le percepiamo.

Certo, la crisi economica e le vicissitudini personali ci fanno capire che non è un periodo affatto facile ma con un po’ più di attenzione e se allargassimo il nostro orizzonte di interesse ci renderemmo conto che un po’ tutta l’Italia è a rischio: abbiamo un debito pubblico da oltre 2.800 miliardi di euro che impedisce ai governi di varare provvedimenti davvero risolutivi perchè troppo costosi, una qualità dei servizi pubblici in continuo calo che oggi è appena superiore a quella di stati come Botswana, Polonia, Tonga, India, Vietnam, Ruanda e Costa Rica anche se siamo il quinto paese europeo dove si pagano più tasse, ne abbiano ben 70 e ci spremono non poco. Se aggiungiamo l’alto numero di disoccupati e che evasione fiscale e mafie sottraggono centinaia di miliardi ogni anno, l’immagine che esce del Belpaese è tutt’altro che rassicurante.

I dati sono certificati nero su bianco ma non c’è abbastanza consapevolezza: in un paese in cui si leggono meno giornali rispetto al dopoguerra e i quotidiani – salvo poche eccezioni – preferiscono inseguire i telegiornali in un’informazione spesso veloce, superficiale e priva di spirito critico, chi non ha particolari interessi spesso si abbevera alle fonti di informazione in modo superficiale e non ha neanche tempo e modo di riflettere.

Anche perchè, ormai, nel frattempo ci siamo abituati a leggere distrattamente solo le notizie che ci arrivano sul telefonino dai social, e spesso ci limitiamo solo al titolo perché siamo di corsa. I primi a capirlo sono stati proprio i politici, che non a caso oggi preferiscono comunicare direttamente ai propri elettori – reali o potenziali – attraverso tweet, post e video senza la mediazione dei giornalisti, ben sapendo che così possono dire tutto e il contrario di tutto senza il rischio di essere smentiti.

Per Raffaele Rio, presidente di Demoskopica, l’Italia oggi è un paese “anestetizzato” dall’abuso che la politica sta facendo proprio dei social e della comunicazione: nel libro “Oxypolitik – Come liberarci dalla dipendenza social-qualunquista” , l’autore denuncia gli effetti drammatici di questo modo di agire e in questa puntata di Extra, ospite di Claudio Micalizio, rivela quali siano i politici più abituati a dire menzogne quando parlano ai loro followers.

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