Nel mirino dell’Agenzia delle Entrate finiscono anche gli alberghi di lusso di Roma. Sotto la lente il De Russie, tra piazza di Spagna e piazza del Popolo, il Saint Regis, a pochi metri dalla Fontana del Mosé e nelle vicinanze di piazza della Repubblica, e il Crowne Plaza St. Peter’s sull’Aurelia antica. Aequa Roma — la partecipata di Roma Capitale che si occupa del controllo delle entrate — ha recapitato alle società titolari la lettera/avviso di «accertamento esecutivo per infedele dichiarazione» che contesta agli alberghi di non aver interamente pagato la tassa di soggiorno. Si tratta ancora di avvisi bonari, che trascorsi 60 giorni dalla notifica — e senza compromesso od opposizione davanti a un giudice — potrebbero diventare vere e proprie cartelle esattoriali. La lettera è arrivata all’80% delle strutture, tra alberghi (che a Roma sono 1.100), case vacanze, guest house e B&B (circa 30 mila in tutto). L’ammontare complessivo del recupero, comprensivo di saldo del credito, sanzione amministrativa pari all’80% del tributo non versato, interessi e spese di notifica, porterebbe nelle casse del Comune i circa 40 milioni di euro che mancano all’appello dell’assessorato al Bilancio.