Quest’anno, tra il 1° gennaio e il 30 ottobre, sono 2.026 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del Comune di Roma. Peccato che in tutta la città ci siano soltanto una cinquantina i posti letto nelle case rifugio per accogliere le donne vittime di violenza: numeri ben lontani dagli standard indicati dall’Ue, un posto letto ogni 10mila abitanti. E poi c’è un altro problema di non poco conto, la scarsa disponibilità di fondi, in media 67mila euro l’anno a struttura anche a causa del meccanismo sempre più diffuso delle gare al massimo ribasso, un criterio inconcepibile se si vuole garantire il lavoro di professionisti specializzati nella valutazione del rischio, oltre al counselling di psicologhe e avvocate esperte.
Nella Capitale i centri antiviolenza sono una ventina distribuiti su tutto il territorio: la mappatura, aggiornata allo scorso aprile, è consultabile sul sito 1522 (il numero antiviolenza e stalking) del ministero delle Pari opportunità. Quelli gestiti dal Comune si trovano in quasi tutti i Municipi (due nel II, tre nel VII) e sono aperte dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16, un giorno a settimana fino alle 17 con reperibilità 24 ore su 24. Tre sono state aperte nei principali atenei (Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre). Nel Lazio si contano invece 35 centri antiviolenza e 15 case rifugio.